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DAD. Didattica a distanza

Al lavoro senza fine

Volume della collana n. 32
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Formato: PDF 150x210, 20 pagine / Giugno, 2020 / ISBN: 9788893135313

Pubblichiamo l’intervista a Martina Manni, maestra precaria in una scuola elementare, che ci racconta come è mutata la sua condizione lavorativa e quella di numerose colleghe con lo scoppio della pandemia e l’introduzione della didattica a distanza (DAD). In assenza di infrastrutture pubbliche idonee, la DAD è stata in primo luogo scaricata sulle insegnanti, che hanno dovuto farsi carico con i propri mezzi della gestione emergenziale della didattica. Il diverso accesso agli strumenti informatici sia da parte delle insegnanti, sia da parte delle bambine e dei bambini, manifesta disuguaglianze che la DAD ha inevitabilmente rafforzato, facendo gravare sulle maestre e le madri, principalmente coinvolte nell’affiancamento dei figli e spesso impegnate a loro volta nello smartworking, l’impegno e la fatica di compensare queste situazioni. La didattica a distanza ha esteso indefinitamente il tempo di lavoro delle donne come insegnanti, come madri e come smart-workers, sia perché ha allungato la giornata lavorativa sia perché ha determinato la sovrapposizione tra lavoro produttivo e riproduttivo. Essa ha rinsaldato la divisione sessuale del lavoro, mentre il tempo variabile a disposizione delle famiglie rispecchia le differenze di reddito e tra i lavori svolti dai genitori, tanto più se il genitore è solo uno o, più spesso, una. Se è ormai certo che la DAD sarà parte integrante dell’insegnamento anche a emergenza superata, resta da vedere quali lotte saranno in grado di mettere in campo le lavoratrici della scuola, e tutte le donne coinvolte nelle trasformazioni che essa impone, per contrastare l’imposizione coatta di questa messa al lavoro senza fine.